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Conferenza di Copenhagen

L'ecologia? Qui non è una fiaba

di Guido Romeo

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28 settembre 2009

Il generatore eolico di fronte al centro congressi di Copenhagen è solo l'ultima conferma della scommessa sulle rinnovabili. Qui, a dicembre, inizieranno gli incontri del Cop15 per discutere il futuro di Kyoto, ma la capitale danese guarda già oltre, con una roadmap al 2015. La città, che nel 2008 è stata eletta la più vivibile del mondo per la sapiente riqualificazione degli ultimi 15 anni, punta a diventare ancora più a misura d'uomo per aumentare la capacità di attrarre investimenti e talenti che l'anno scorso le è valsa anche il titolo di «Best design city».

«L'investimento sulle tecnologie ambientali è una scommessa cominciata 40 anni fa, sia per motivi ambientali che industriali, e oggi la città è diventata un caso da manuale non solo per il suo sviluppo economico basato sul settore delle rinnovabili, ma anche per la sua capacità di attrarre turisti e professionisti», osserva Finn Mortensen, direttore esecutivo del Klimakonsortiet, l'associazione che è tra i più grandi consorzi industriali ed energetici danesi, e il cui obiettivo è quello di coordinare le iniziative di carattere energetico in vista del Cop15. Mortensen, intervenuto a Milano alla conferenza sul clima organizzata all'inizio dell'estate, considera le tecnologie ambientali una delle filiere più promettenti per lo sviluppo industriale danese ed europeo. «Il caso più emblematico è Vestas che oggi tutti conoscono come il leader mondiale dell'eolico – spiega – ma che in realtà è nata più di un secolo fa come produttrice di elettrodomestici e attrezzature agricole. È stato con la crisi petrolifera degli anni 70 che i proprietari hanno immaginato la riconversione». Dalla prima turbina commercializzata nel '79 è passato molto tempo e ci sono voluti consistenti sussidi statali per sviluppare il settore, ma oggi Vestas è leader nel mondo, e a livello locale è il motore di un ricco indotto di progettisti e di sviluppo tecnologico.

Che l'attuale crisi possa trasformarsi in una nuova chance di sviluppo delle tecnologie verdi? «Non è escluso – ammette Mortensen –, ma ci vuole un quadro normativo preciso per incoraggiare le aziende a investire in ricerca e in nuovi settori come le biomasse o della gestione dell'acqua. In Danimarca questo approccio ha preso piede e non è solo Copenhagen a scommettere sulla sostenibilità. Oggi il 90% dei comuni danesi ha sviluppato la sua Agenda 21 per lo sviluppo sostenibile. Sønderborg, nello Jutland, ha perfino lanciato «Project Zero», un ambiziosissimo programma per diventare entro il 2015 la prima città carbon neutral d'Europa. La capitale però mira a proporsi come luogo di visibilità globale delle tecnologie pulite e per questo ha varato la sua Agenda 21 per il 2008-2011, un documento collettivo concordato tra amministratori pubblici e comunità territoriali per una serie di progetti. Sul fronte della viabilità, una massiccia informatizzazione della città oggi permette già l'applicazione di un piano del traffico che scoraggia l'utilizzo delle auto. Per il 2015 si punta a un calo del 70% dell'utilizzo di auto e che almeno il 50% degli abitanti potrà raggiungere il luogo di lavoro in bici grazie a una rete viaria ridisegnata.

Sul fronte urbanistico il porto è diventato uno dei punti nei quali la nuova vocazione ambientale della città è più evidente. Grazie a un nuovo sistema di gestione delle acque piovane in dieci anni il bacino del porto ha letteralmente cambiato faccia. Da discarica maleodorante delle acque della città, è diventata una delle zone più attrattive per residenti e turisti dove è addirittura possibile nuotare. Sul fronte energetico la maggior parte dell'energia danese proviene ancora da gas naturale e carbone, ma il 20%, circa 6mila GWh, proviene già dagli oltre 5.000 generatori collocati non solo sulla terraferma, ma anche nelle acque costiere, come il ben visibile impianto da anni in funzione al largo del porto della capitale. Sempre collegato al suo porto, Copenhagen ha varato uno dei più vasti progetti europei di cattura e stoccaggio della CO2 che permetterà alla città di puntare su un mix energetico che non rinuncia completamente alle fonti fossili, ma ne riduce enormemente l'impatto ambientale con il 20% di emissioni di CO2 in meno entro il 2015, rispetto al 2005.

guidoromeo.nova100.ilsole24ore.com

28 settembre 2009
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